Stralci dell’opera

Dal saggio di Jonathan J. G. Alexander , “ Giulio Clovio ‘Pictor Nulli Secundus”.
“[Giulio Clovio] era stato amico del grande Michelangelo, e i suoi riferimenti alla sua opera non furono intesi come ‘copia pedissequa’, ma come atto di rispetto verso un grande artista e segno della maestria raggiunta dallo stesso Clovio. La miniatura su manoscritti e la miniatura-pittura praticate da Clovio, come l’elenco di Francisco de Hollanda testimonia, potevano così essere considerate alla pari dell’architettura, della pittura e della scultura. Nelle sue cornici, che assomigliano a quelle delle pale d’altare, egli seppe ottenere risultati pari a quelli delle arti monumentali o almeno emularne fortemente gli effetti. Le sue invenzioni circolarono, come quelle degli artisti suoi contemporanei, attraverso le incisioni di Cort, i suoi disegni e le opere dei suoi allievi. In tutto ciò egli dimostra di essere au courant . E fu proprio questo che anche gli altri gli riconobbero.”

Dal saggio di Nicolas Barker, “ La scrittura del Lezionario Towneley” .
“Il testo, o piuttosto i testi, del Lezionario Towneley sono scritti in un tipo di scrittura che, nel periodo in cui il libro fu commissionato, poteva essere considerata sia vecchia che nuova. Per quanto ne sappiamo, tale scrittura nacque a Roma all’inizio del XVI secolo, ma le sue origini appaiono più antiche e complesse. Si tratta di una variante della minuscola umanistica posata, elaborata da un piccolo gruppo di studiosi fiorentini all’inizio del XV secolo. Essa costituiva una ripresa di una forma di scrittura usata nel passato, ‘la minuscola carolina’, presente nei manoscritti, ‘vetustissimi codices’, esemplati nei monasteri della Germania meridionale e dell’Italia settentrionale, dove, proprio in quegli anni, venivano appunto riscoperti. I volumi trovati dagli studiosi dell’umanesimo non solo erano più facili da leggere ma anche venerabili per il loro legame con l’antichità e pertanto degni di essere copiati. Anche i caratteri romani visibili nelle iscrizioni attrassero questi estimatori dell’antichità. Essi li adottarono, in forma scritta, dove era necessaria una scrittura esposta o l’iniziale di una parola importante. Scrivere all’antica diventò quindi un segno distintivo dei suoi scopritori.”

Dal saggio di Elena M. Calvillo, “Buon giudizio e miniatura della Controriforma per il cardinale Farnese”.
“Il ruolo di Clovio nella casa del cardinale Farnese e la sua lunga attività a Roma, a partire dal papato di Leone X fino a quello di Gregorio XIII, lo resero adattassimo, nella seconda metà del secolo, a diventare uno stimato consigliere artistico. Il sorprendente divieto del cardinale a che le Ore Farnese lasciassero Roma, non dovrebbe essere interpretato come un semplice segno del suo amore per il capolavoro di Clovio, ma come un riconoscimento della capacità dell’opera di rappresentare il canone romano del Cinquecento. Molta della corrispondenza di Clovio giunta fino a noi, a partire dall’ultimo decennio della sua vita, testimonia il suo ruolo di mentore a servizio del cardinale. A questo proposito, è nota l’importanza del suo appoggio a personalità come Salviati, El Greco, i fratelli Zuccari e Spranger, come anche l’appello di Lampsonius affinché egli sostenesse Cornelius Cort. Queste circostanze e lo stato religioso di Clovio, la sua intelligente emulazione di Michelangelo e la produzione di opere mirate a suscitare la devozione personale, nonché lo stretto rapporto del cardinale con i gesuiti, esattamente nel periodo in cui l’ordine stava elaborando un immaginario adatto alla meditazione sulle letture del Vangelo, dimostrano l’attendibilità del giudizio di Clovio e del suo mecenate in questioni di arte sacra, giustificando così la dedica di Gilio del suo trattato al cardinale Farnese.”

Dal saggio di Clive Wainwright, “La legatura”.
“Naturalmente si potrà magari in futuro trovare una splendida legatura in stile neogotico che sia precedente, ma questa pubblicata qui per la prima volta rimarrà senza dubbio uno dei più importanti esempi della lavorazione del metallo realizzati nell’ambito del revival gotico dello stile reggenza anche se non è stato ancora possibile identificarne il disegnatore. Essa è certamente una delle più sorprendenti legature del movimento romantico.”